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Barometro della previdenza 2023: fidarsi è bene, assumersi la responsabilità individuale è meglio!
- Le conoscenze in termini di previdenza della popolazione svizzera ristagnano a livelli minimi, soprattutto nell'ambito del secondo pilastro
- Si tende sempre più a chiedere il pensionamento anticipato e a lavorare dopo l'età pensionistica
- Aumenta l'importanza del risparmio in titoli nel terzo pilastro
- La fiducia nel primo pilastro diminuisce nonostante la Riforma AVS
San Gallo, 28 settembre 2023. Il Barometro della previdenza 2023 di Raiffeisen mostra per la sesta volta il quadro attuale e rappresentativo della popolazione svizzera riguardo alla previdenza per la vecchiaia. Inoltre, attraverso domande specifiche è stata testata la conoscenza della popolazione svizzera in merito a questo argomento. Non ci sono dubbi: lo stato delle conoscenze ristagna a livelli minimi. La popolazione svizzera ha familiarità soprattutto con il terzo pilastro. Le maggiori lacune si riscontrano nell'ambito del secondo pilastro. Pare che solo poco più di un terzo, ad esempio, sappia che un patrimonio della cassa pensioni ben investito influisce positivamente sull'ammontare della rendita. I risultati corrispondono all'autovalutazione della popolazione svizzera: il 38.7 per cento degli intervistati ritiene che le proprie conoscenze previdenziali siano nella media. Quasi un decimo non ha alcuna dimestichezza con il tema della previdenza.
Desiderio di un maggior margine di manovra
Il Barometro della previdenza evidenzia che cresce la necessità di una configurazione più individuale delle proprie soluzioni di previdenza e del passaggio alla terza fase della vita. Con i tre modelli di previdenza per la vecchiaia, sui quali si voterà presumibilmente nel 2024, la questione sarà presa in considerazione anche dalla politica.
Con l'8.5 per cento, più persone rispetto allo scorso anno (5.6 per cento) prevedono di andare in pensione oltre cinque anni prima dell'età ordinaria di pensionamento, gli uomini nettamente più delle donne. Allo stesso tempo, cresce il numero di persone che non sanno prevedere il momento in cui potranno andare in pensione, dal 14.5 per cento nel 2022 all'attuale 19.1 per cento. Oltre il 70 per cento degli intervistati immagina che continuerà a lavorare in modo irregolare, part-time o a tempo pieno, dopo il raggiungimento dell'età pensionabile. Una situazione di stallo emerge sul passaggio al modello del calcolo della durata del lavoro sull'arco della vita. In altre parole, le persone che accedono alla fase professionale più tardi o che interrompono l'attività lavorativa, andranno in pensione più tardi. Il 44 per cento è rispettivamente favorevole o contrario. A questo proposito, il tasso di consenso tra gli uomini (52.3 per cento) e le persone più anziane tra i 51 e i 65 anni (45.5 per cento) è nettamente più elevato che tra le donne (34.8 per cento) e tra le persone di età compresa tra i 18 e i 30 anni (32.2 per cento). In merito all'abbassamento della soglia di entrata nel secondo pilastro, si delinea un quadro più chiaro: quasi due terzi degli intervistati si dichiarano favorevoli, mentre circa un quinto è contrario. Con il 60 per cento, l'umore nella Svizzera tedesca e nella Svizzera occidentale è decisamente migliore rispetto a quello della Svizzera italiana (43.4 per cento). L'accoglimento della proposta di riforma significherebbe che 70'000 lavoratori verrebbero assicurati presso una cassa pensioni, ma anche che, di conseguenza, sarebbero soggetti a maggiori deduzioni salariali.
La fiducia nei tre pilastri è compromessa
La questione della fiducia nel sistema svizzero di previdenza per la vecchiaia evidenzia un quadro piuttosto pessimistico. La previdenza per la vecchiaia privata gode della massima fiducia, mentre l'AVS, come già negli anni scorsi, mostra livelli di soddisfazione pessimi. Questo risultato sorprende, dal momento che, con la riforma AVS che entrerà in vigore il 1° gennaio 2024, l'AVS verrà addirittura rafforzata. La diminuzione della fiducia può però dipendere anche dal fatto che, con il pensionamento flessibile e gli incentivi per continuare a lavorare dopo l'età di riferimento, la complessità della cassa di previdenza è tendenzialmente aumentata. Particolarmente pessimista è la classe d'età dei più giovani: poco più di un quarto ha fiducia nel primo pilastro. La fiducia nella previdenza professionale è forse un po' più alta, pur essendo comunque nettamente inferiore a quella nel terzo pilastro. Rispetto al 2022 (19.2 per cento), meno persone (17.9 per cento) esprimono una fiducia elevata o molto elevata nelle casse pensioni. Un livello così basso è probabilmente dovuto, tra le altre cose, all'attuale lacuna conoscitiva sull'argomento e all'insicurezza che ne deriva. Le persone tra i 51 e i 65 anni hanno una fiducia maggiore nel secondo pilastro rispetto a chi ha un'età compresa tra 31 e 50 anni. Cala anche la percentuale di persone con una fiducia elevata nel terzo pilastro: da quasi il 50 per cento nel 2022 all'attuale 46.7 per cento.
Diversi livelli di responsabilità individuale
Quando si tratta di stabilire di chi sia la responsabilità nel disporre di mezzi finanziari sufficienti dopo il pensionamento, si evidenziano grosse differenze a seconda dell'età. Il livello maggiore di responsabilità individuale si registra nelle persone di età compresa tra i 51 e i 65 anni con una percentuale dell'80.0 per cento. La classe d'età più giovane, con poco meno di un quarto, ritiene che spetti principalmente allo Stato garantire la previdenza per la vecchiaia. Nel terzo pilastro prosegue ininterrotta la tendenza al risparmio in titoli. Con il 42.2 per cento, un numero leggermente maggiore di intervistati rispetto allo scorso anno investe in tutto o in parte i propri fondi del pilastro 3a sui mercati finanziari. Tra le persone di età compresa tra i 18 e i 30 anni il risparmio in titoli è leggermente più apprezzato rispetto al conto previdenza 3a. In proporzione, le soluzioni assicurative vengono leggermente svalutate. La possibilità di investire in modo responsabile una parte dei fondi della cassa pensioni viene respinta dal 53 per cento degli intervistati. Solo poco meno di un decimo degli intervistati investirebbe sotto la propria responsabilità, mentre il 18.5 per cento lo farebbe affidandosi a una consulenza agli investimenti.
Il Barometro della previdenza
Il Barometro della previdenza si basa su un'indagine demoscopica online effettuata tra il 9 e il 29 giugno 2023 con la piattaforma Quantilope su 1'052 persone di età compresa tra i 18 e i 65 anni, e sull'analisi di dati economici. Per la seconda volta sono state interpellate anche persone di età superiore ai 65 anni. Questi dati non confluiscono però nel Barometro, ma lo integrano. La ricerca è rappresentativa della popolazione che utilizza Internet in tutte le regioni della Svizzera e mostra qual è la situazione finanziaria della previdenza per la vecchiaia in Svizzera. Il Barometro della previdenza è stato pubblicato la prima volta nel 2018 e viene rilevato ogni anno per raccogliere costantemente nuove conoscenze sul tema della previdenza. Mentre nell'allestimento del Barometro della previdenza Raiffeisen raccoglie il punto di vista di imprenditori e consumatori, la ZHAW School of Management and Law si occupa della parte scientifica.
- Comunicato stampa (PDF, 142.6KB)
- Studio Barometro della previdenza Raiffeisen 2023 (PDF, 13.6MB)
- Presentazione Barometro previdenza 2023 (PDF, 2.1MB)
- Grafico Conoscenze in materia di previdenza (JPG, 67.5KB)
- Grafico Data di pensionamento (JPG, 129.5KB)
- Grafico Fiducia (JPG, 113.9KB)
- Grafico Risparmio in titoli (JPG, 94.7KB)