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Matrimonio e previdenza

Tutto ciò che occorre sapere

Secondo la legge, i coniugi mantengono generalmente il proprio cognome.


Il matrimonio può comportare un aumento delle imposte. È in discussione il passaggio all'imposizione individuale.


Il regime dei beni regola la divisione dei valori patrimoniali in caso di divorzio o di decesso. 


Ai fini dell'AVS, il reddito conseguito durante il matrimonio viene considerato congiuntamente e attribuito per metà a ciascun coniuge. 


Nell'acquisto dell'abitazione primaria, previdenza e copertura sono particolarmente importanti. 

Fatti importanti sul matrimonio

Il matrimonio ha conseguenze su molti aspetti. Oltre a decidere se mantenere il proprio cognome o adottare un cognome comune, dovreste considerare attentamente le conseguenze per la vostra previdenza. Per quanto riguarda l'AVS, ad esempio, i contributi versati durante il matrimonio vengono considerati congiuntamente e ripartiti. Ciò va a vantaggio della persona con il reddito più basso. Per contro, la rendita di vecchiaia AVS delle coppie sposate viene plafonata. Ciò significa che se le due rendite individuali insieme superano il 150% della rendita AVS massima, esse vengono ridotte proporzionalmente. Le coppie non sposate ricevono ciascuna una rendita individuale non plafonata e possono quindi ricevere insieme un massimo del 200% della rendita massima AVS. Se necessario, occorre adottare misure di pianificazione successoria. In particolare, quando si acquista un'abitazione primaria, è importante trovare le giuste soluzioni previdenziali e assicurative per proteggere se stessi e la propria famiglia in caso di incapacità di guadagno o decesso.

Matrimonio: implicazioni giuridiche e finanziarie

Le nozze si avvicinano? O state considerando di fare «il grande passo» a breve? Oltre alla gioiosa pianificazione dei festeggiamenti, è importante considerare anche le implicazioni giuridiche, finanziarie e previdenziali.

Gli effetti del regime dei beni sulla successione

Il regime dei beni disciplina i rapporti patrimoniali dei coniugi durante il matrimonio e, tra l'altro, la divisione dei valori patrimoniali in caso di scioglimento del matrimonio per divorzio o morte. In assenza di regolamentazione speciale prevista da una convenzione matrimoniale, si applicano le regolamentazioni del regime dei beni ordinario, ossia la partecipazione agli acquisti. Questo è il regime dei beni più comune in Svizzera

Oltre alla partecipazione agli acquisti, esistono altri due regimi dei beni: la comunione dei beni e la separazione dei beni. Tuttavia, questi possono essere disposti solo attraverso una convenzione matrimoniale o, nel caso della separazione dei beni (regime dei beni straordinario), dal tribunale, ad esempio in caso di indebitamento eccessivo di uno dei coniugi. 

 

Partecipazione agli acquisti

Se i coniugi non hanno stipulato alcun accordo relativo al regime dei beni specifico tramite una convenzione matrimoniale, si applicano le disposizioni legali del regime dei beni ordinario della partecipazione agli acquisti. In questo regime dei beni si distinguono quattro categorie patrimoniali:

  • beni propri partner 1
  • beni propri partner 2
  • acquisti partner 1
  • acquisti partner 2

I beni propri comprendono i valori patrimoniali apportati dai coniugi nel matrimonio, nonché donazioni o eredità ricevute durante il matrimonio. I proventi derivanti da beni propri come redditi da affitti, risparmi da proventi di lavoro e entrate da rendita di vecchiaia sono inclusi negli acquisti.

Confluiscono nell'eredità del coniuge deceduto:

  • i beni propri del defunto,
  • la metà degli acquisti del coniuge superstite,
  • la metà degli acquisti del defunto.

Comunione dei beni

Il regime della comunione dei beni è un regime patrimoniale tra coniugi regolato dalla legge in cui sia il patrimonio precedente al matrimonio sia quello acquisito durante il matrimonio sono considerati patrimonio comune. Sono esclusi i cosiddetti beni personali, ossia gli effetti personali dei coniugi. Il vantaggio del regime della comunione dei beni è che entrambi i coniugi hanno diritto a quote uguali del patrimonio coniugale, compresi i valori patrimoniali apportati al matrimonio. Gli effetti della comunione dei beni sull'eredità dipendono dall'esistenza o meno di una disposizione testamentaria.

La comunione dei beni richiede una convenzione matrimoniale autenticata.

In caso di comunione dei beni, il 50% del patrimonio totale rientra nell'asse ereditario, mentre il coniuge superstite ha diritto al restante 50%. Infine, le quote ereditarie sono determinate da una disposizione testamentaria, in cui il testatore decide autonomamente le quote, tenendo conto delle porzioni legittime. In assenza di una disposizione testamentaria, si procede alla distribuzione dell'eredità secondo l'ordine di successione previsto dalla legge.

 

Separazione dei beni

La separazione dei beni è un regime patrimoniale tra coniugi previsto dalla legge che regola i rapporti patrimoniali tra i coniugi. In questo caso, il patrimonio dei coniugi rimane rigorosamente separato. Ciascun coniuge conserva il proprio patrimonio, sia quello acquisito prima del matrimonio sia quello acquisito dopo. Per la separazione dei beni è necessaria una convenzione matrimoniale autenticata (o un'ordinanza del tribunale in caso di motivi di particolare rilevanza previsti dalla legge). 

In caso di separazione dei beni, l'intero patrimonio del defunto entra a far parte dell'asse ereditario. La distribuzione dell'eredità può essere determinata da una disposizione testamentaria in cui il testatore decide autonomamente le quote, tenendo conto delle porzioni legittime, oppure, se non esiste una disposizione, si basano sull'ordine di successione previsto dalla legge.

Che cosa è regolato dal regime dei beni e che cosa dal diritto successorio?

Il regime dei beni disciplina i rapporti patrimoniali tra i coniugi durante il matrimonio e, tra l'altro, la divisione dei valori patrimoniali in caso di scioglimento del matrimonio per divorzio o morte. Il diritto successorio stabilisce chi eredita e come viene divisa l'eredità tra gli eredi. 

Nel caso di una persona non sposata, tutto ciò che il defunto lascia costituisce la sua massa ereditaria, che è regolata dal diritto successorio. Un testamento o un contratto successorio consentono di regolare diversamente la divisione della massa ereditaria nell'ambito delle possibilità legali.

Le persone sposate hanno ulteriori possibilità di strutturare la propria eredità. Alla morte di un coniuge trova applicazione innanzitutto il regime dei beni. Tale regime dei beni stabilisce quali parti del patrimonio coniugale il coniuge superstite può rivendicare prioritariamente e quali parti costituiscono l'eredità della persona deceduta. La divisione del patrimonio coniugale dipende dal regime dei beni e dall'eventuale convenzione matrimoniale stipulata. Le coppie sposate hanno quindi un margine di manovra per la pianificazione successoria sia in termini di regime dei beni, ad esempio attraverso una convenzione matrimoniale, sia in termini di diritto successorio, ad esempio attraverso un testamento o un contratto successorio.

 

Cosa può essere regolato in una convenzione matrimoniale?

In una convenzione matrimoniale i coniugi possono, ad esempio, scegliere un diverso regime dei beni, come la comunione o la separazione dei beni. Anche all'interno del regime dei beni ordinario della partecipazione agli acquisti, si possono apportare modifiche alle disposizioni di legge tramite una convenzione matrimoniale. Ad esempio, si può concordare che la somma degli acquisti del partner 1 e del partner 2 vada interamente al coniuge superstite alla morte del primo coniuge. In tal modo, solo i beni propri del deceduto confluiscono nella massa ereditaria.

Diritto del coniuge all'eredità

Il matrimonio modifica l'ordine della successione legale. Per legge, il coniuge del defunto è sempre l'unica persona non imparentata avente diritto all'eredità. L'ammontare della sua quota ereditaria dipende dal numero di altri eredi legittimi con i quali deve avvenire la ripartizione. Inoltre, il regime dei beni ha un ruolo decisivo per le coppie sposate o in unione domestica registrata.

Gli eredi legittimi sono il/la coniuge o il/la partner registrato/a e i parenti più prossimi (figli, genitori o nonni, se non ci sono figli).

A seconda del grado di parentela degli altri eredi, il coniuge superstite riceve:

  • insieme agli eredi del 1° gruppo (parentela), la metà dell'eredità
  • insieme agli eredi del 2° gruppo (parentela), i tre quarti dell'eredità
  • l'intera eredità se non ci sono discendenti della linea parentale genitoriale.

Quota ereditaria legale, porzioni legittime e quote liberamente disponibili

La ripartizione dell'eredità dipende da quali sono i parenti superstiti del defunto. Alcuni parenti hanno diritto, inoltre, a una quota minima dell'eredità, la porzione legittima. Hanno diritto a una porzione legittima, oltre al coniuge, anche i figli del defunto. La differenza tra le porzioni legittime e le quote ereditarie legali si traduce nella quota liberamente disponibile, che il testatore può lasciare in eredità come desidera con una disposizione a causa di morte. La tabella seguente mostra a quanto ammonta questa quota liberamente disponibile in diverse situazioni familiari:

Quota ereditaria, porzione legittima e quota disponibile

Pianificazione ereditaria e successoria: organizzare l'eredità secondo i propri desideri.

«Dopo di me, il diluvio» è un detto che si sente spesso quando si pensa di pianificare la propria scomparsa. Molte persone affidano alla legge la ripartizione della propria eredità e non riescono a tutelare sufficientemente i propri cari e prevenire inutili litigi. La pianificazione successoria consente di adottare le disposizioni necessarie e di organizzare la divisione dell'eredità in base ai propri desideri.

Il «sì, lo voglio» e l'impatto sulla previdenza

Per molte coppie il matrimonio è uno dei giorni più belli della vita. Tuttavia, pronunciare «sì, lo voglio» non significa solo promettere di condividere la vita insieme, ma comporta anche cambiamenti in termini di previdenza e diritto successorio. Vale il seguente principio: il matrimonio da solo non garantisce la previdenza per la vecchiaia. È quindi ancora più importante che le coppie si informino sulle implicazioni finanziarie prima di sposarsi e, se necessario, si rivolgano a un consulente.

 

Matrimonio e 1° pilastro (AVS/AI)

Diritto a una rendita per superstiti 

Il diritto alla rendita per vedovi o vedove esiste solo in caso di matrimonio e di unione domestica registrata. Le regolamentazioni per uomini e donne sono diverse e, in caso di unione domestica registrata, il partner superstite è equiparato alla vedova/al vedovo. Nell'ottobre 2022, la Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) ha dichiarato che ciò è discriminatorio. Nel giugno 2023, il Consiglio federale ha presentato le linee guida per la riforma della rendita per superstiti.

 

Vedove (donne) hanno diritto a una rendita incondizionata se il partner deceduto lascia dei figli. Le vedove senza figli ricevono la rendita se al momento del decesso avevano almeno 45 anni ed erano sposate da almeno cinque anni.


Vedovi (uomini)
hanno diritto a una rendita per i figli minorenni solo fino al compimento del 18° anno di età del figlio più giovane, indipendentemente dal fatto che al momento del decesso fossero sposati o divorziati. A seguito della sentenza della CEDU dell'11.10.2022, la gestione della rendita per vedovi in caso di figli maggiorenni è stata modificata.


Figli
hanno diritto a una rendita per orfani fino al raggiungimento della maggiore età o al completamento della propria formazione, al più tardi fino al compimento del 25° anno di età. In caso di morte di entrambi i genitori, i figli ricevono una rendita per orfani completa, che però viene ridotta se la somma di entrambe le rendite per figli supera il 60% della rendita massima di vecchiaia.


Donne divorziate
hanno diritto alla rendita per vedove dell'ex marito a determinate condizioni:

• Con figli: essere state sposate con il defunto per almeno dieci anni.

• Senza figli: il matrimonio è durato almeno dieci anni e la moglie aveva più di 45 anni al momento del divorzio.

• Matrimonio di durata inferiore a dieci anni: la moglie divorziata ha almeno 45 anni quando il figlio più giovane compie 18 anni.

• Se nessuna di queste condizioni è soddisfatta, la moglie divorziata riceverà una rendita per vedove solo se e finché avrà figli di età inferiore ai 18 anni.


Uomini divorziati
hanno diritto alla rendita per vedovi solo se hanno figli minorenni. Il/la partner superstite è equiparato/a al vedovo/a.

La rendita per vedovi o vedove cessa in caso di nuovo matrimonio, indipendentemente dal sesso. La richiesta della rendita per i superstiti deve essere effettuata presso la cassa di compensazione competente.
 

Esenzione dai contributi AVS per i coniugi

Le coppie sposate o i partner registrati hanno la possibilità di esentarsi reciprocamente dall'obbligo di versare i contributi AVS/AI/IPG.

Le persone che non esercitano un'attività lucrativa non sono tenute a versare i contributi AVS/AI/IPG se il coniuge esercita un'attività lucrativa e versa annualmente all'AVS il doppio dell'importo minimo (1'028 franchi, aggiornamento al 2024). Questa regolamentazione si applica anche all'anno del matrimonio o del divorzio. L'esenzione dai contributi vale anche per le unioni domestiche registrate.
 

Splitting dell'AVS

I contributi AVS vengono divisi ovvero ripartiti durante il matrimonio. Ciò significa che il reddito viene considerato congiuntamente durante il matrimonio e che a ciascuno dei due coniugi viene attribuita la metà. Ciò comporta un aumento della rendita AVS per la persona con il reddito più basso, mentre la persona con il reddito più alto deve farsi carico di una riduzione corrispondente.
 

Plafond e riduzione della rendita AVS per le coppie sposate

Le coppie non sposate che vivono insieme hanno diritto a due rendite AVS intere. Entrambi i partner hanno diritto alla rendita minima, a condizione che siano stati versati i contributi alle assicurazioni sociali durante la loro vita lavorativa. Se entrambi i partner hanno un buon reddito, è possibile che entrambi ricevano la rendita massima.

La situazione cambia in caso di matrimonio. La rendita per le coppie sposate è limitata al 150% della rendita massima. Se entrambi i partner guadagnano bene durante la loro vita lavorativa, riceveranno solo una volta e mezza la rendita massima invece di due rendite intere. In altre parole, la rendita di vecchiaia congiunta dopo il matrimonio può essere fino al 25% più bassa per persona rispetto a quella che si otterrebbe vivendo insieme come coppia non sposata.

 

Matrimonio e previdenza professionale (2° pilastro)

Averi previdenziali del 2° pilastro in caso di decesso

Con il matrimonio si ha automaticamente diritto alle prestazioni per i superstiti della cassa pensioni in caso di decesso del coniuge. Per la ripartizione degli averi assicurati ai sensi della LPP, dei conti di libero passaggio e delle polizze si applicano regole e modalità analoghe a quelle previste per le rendite per vedove, vedovi e orfani. A differenza della rendita per vedovi e vedove dell'AVS, nel 2° pilastro uomini e donne sono trattati allo stesso modo. 

Tuttavia, i dettagli variano a seconda della cassa pensioni. Alcune casse pensioni richiedono, ad esempio, che il matrimonio o l'unione domestica sia durata almeno cinque anni prima del decesso e che la vedova o il vedovo abbia almeno 45 anni, soprattutto se non ci sono figli comuni. Le condizioni per i figli corrispondono in genere a quelle illustrate sopra per l'AVS. Per informazioni più dettagliate, si consiglia di consultare il regolamento della propria cassa pensioni, poiché le condizioni per le prestazioni sovraobbligatorie possono essere diverse.
 

L'ostacolo del lavoro a tempo parziale

Il lavoro a tempo parziale riduce l'avere di vecchiaia nel 2° pilastro. La riduzione del grado di occupazione diviene spesso rilevante per una coppia quando nascono i figli. Ciò riguarda ancora più spesso le donne. Si consiglia quindi cautela, poiché il lavoro a tempo parziale riduce l'avere previdenziale. Un reddito più basso comporta salari assicurati più bassi e quindi minori risparmi nel 2° pilastro.
 

Attenzione alla deduzione di coordinamento e alla soglia di ingresso

In Svizzera, i datori di lavoro sono obbligati a iscrivere i propri collaboratori alla cassa pensioni solo se il loro reddito annuo supera i 22'050 franchi, la cosiddetta «soglia d'ingresso LPP». Se il vostro reddito annuo è inferiore a questa cifra, non siete assicurati nel 2° pilastro e non riceverete alcun contributo dalla cassa pensioni per questi anni. 

Anche la deduzione di coordinamento per i lavoratori a tempo parziale ha un impatto negativo. Questa viene detratta dal salario e attualmente ammonta a 7/8 della rendita massima AVS, che nel 2024 corrisponde a 25'725 franchi. Per chi lavora con un grado di occupazione del 50%, la deduzione di coordinamento è uguale a quella prevista per i lavoratori a tempo pieno. Pertanto, la deduzione di coordinamento riduce il salario assicurato, con conseguente riduzione delle prestazioni. La prevista revisione della LPP intende ovviare a questo problema.

Si consiglia di esaminare attentamente il certificato della cassa pensioni e di verificare l'effettiva entità del salario assicurato. 
 

Matrimonio e previdenza vincolata (pilastro 3a)

Il 3° pilastro mira a colmare le lacune previdenziali non coperte dalla rendita AVS/AI e LPP. Consente di realizzare i desideri individuali per il periodo successivo al pensionamento. 

Con il pilastro 3a pensate al domani e ne beneficiate già oggi. Oltre a garantire la vostra copertura personale, beneficiate di un risparmio fiscale.
 

Ripartizione del pilastro 3a in caso di decesso

Le regolamentazioni che disciplinano l'avere della previdenza vincolata (3a) e il suo versamento in caso di decesso sono stabilite dalla legge. La legge prevede che il coniuge o il partner registrato abbia la precedenza. In assenza di questi, il patrimonio spetta ai discendenti diretti o ai superstiti che hanno ricevuto un sostegno finanziario significativo. Ciò include anche le persone che provvedono ai figli comuni. Seguono i genitori, i fratelli e le sorelle e altri eventuali eredi. Tale ordine può essere modificato.

 

Copertura nell'acquisto dell'abitazione primaria

La previdenza e la copertura assicurativa sono particolarmente importanti quando si acquista un'abitazione primaria. Una volta acquistata l'abitazione e stipulata l'ipoteca, è importante riflettere sulle soluzioni previdenziali e assicurative adatte per proteggere se stessi e la propria famiglia in caso di incapacità di guadagno o decesso.

Possibili misure in relazione all'incapacità di guadagno o al decesso:

• assicurazione per perdita di guadagno

• assicurazione in caso di decesso

• pianificazione successoria e dell'eredità

È consigliabile una pianificazione previdenziale professionale, soprattutto in relazione all'acquisto di un'abitazione primaria, che tenga conto della vostra situazione di vita personale ed elabori un piano di misure specifico per il vostro caso.

La penalizzazione del matrimonio

Conoscete coppie che non si sposano per motivi fiscali? Il motivo è la cosiddetta «penalizzazione del matrimonio», che prevede una distinzione tra due livelli. Ma esiste anche un «bonus coniugale». 
 

Imposta sul reddito

Il Tribunale federale parla di penalizzazione del matrimonio laddove le coppie sposate pagano almeno il 10% in più di imposta federale diretta rispetto alle coppie non sposate in condizioni economiche analoghe. Mentre i Cantoni hanno ampiamente adottato misure per ridurre l'onere per le coppie sposate, sono ancora in corso riforme a livello federale per quanto riguarda l'eventuale imposizione individuale.

La penalizzazione del matrimonio deriva dalla tassazione congiunta delle coppie sposate, in cui i due redditi vengono sommati. Il reddito più elevato fa sì che la coppia rientri in una fascia di progressione più alta. Ciò significa che ai redditi più alti viene applicata un'aliquota fiscale più elevata, con conseguente aumento delle imposte da corrispondere per i redditi più elevati.

Oltre alla «penalizzazione del matrimonio», esiste anche un «bonus coniugale». A determinate condizioni, le coppie sposate possono beneficiare di imposte più basse, in quanto sono generalmente soggette a un'aliquota fiscale inferiore rispetto ai single. Ciò accade, ad esempio, se uno dei due coniugi contribuisce al reddito comune in misura significativamente maggiore rispetto all'altro. In questo caso, il carico fiscale congiunto sarà inferiore a quello che si avrebbe se i due coniugi fossero tassati separatamente.

 

Assicurazioni sociali (AVS)

Le coppie non sposate che vivono insieme hanno diritto a due rendite «intere» se entrambi i partner hanno versato i contributi alle assicurazioni sociali durante la loro vita lavorativa. In questo caso, entrambi hanno diritto alla rendita minima e, se entrambi guadagnano relativamente bene, anche alla rendita massima.

Dopo il matrimonio, la rendita delle coppie è limitata complessivamente al 150% della rendita massima. Si tratta del cosiddetto plafond. Se entrambi i partner guadagnano bene, riceveranno solo una volta e mezza la rendita massima invece di due rendite intere. La rendita di vecchiaia congiunta può quindi essere fino al 25% più bassa per persona rispetto a quella di una coppia in concubinato.

Anche per quanto riguarda l'AVS c'è un vantaggio da considerare. Una persona sposata che non esercita un'attività lucrativa non è tenuta a versare i contributi AVS se il coniuge esercita un'attività lucrativa e versa almeno il doppio del contributo annuo minimo AVS.

Un appello al romanticismo

Il matrimonio ha conseguenze su molti aspetti: le prestazioni AVS, la cassa pensioni, il 3° pilastro, le imposte e la successione. Buono a sapersi: indipendentemente dal matrimonio, se state crescendo dei figli o assistendo dei parenti bisognosi di cure, potete farvi accreditare l'AVS. Si tratta dei cosiddetti accrediti per compiti educativi e assistenziali.

Nonostante tutti gli ostacoli finanziari che si presentano, desideriamo lanciare un ultimo appello al romanticismo. Non lasciamo che i nostri desideri e i nostri sogni ci vengano sottratti per paura di una possibile progressione fiscale e della stipula di polizze per il rischio di decesso. Piuttosto, dovremmo consultare non solo il wedding planner, ma anche l'esperto di previdenza e prenderci il tempo necessario per occuparci attivamente delle nostre finanze e assumercene la responsabilità. Diciamo Sì alla nostra previdenza e alle nostre finanze e diciamoci Sì reciprocamente.

Sintesi

Cambiamento dello stato civile: cosa significa?

Convolare a nozze ha conseguenze importanti non solo per la previdenza, ma anche per la copertura, la ripartizione delle prestazioni previdenziali e il diritto successorio: i due coniugi sono infatti sì garanti l'uno dell'altro, ma di norma aumenta anche l'onere fiscale e le coppie ricevono una rendita AVS inferiore. Una modifica dello stato civile ha quindi ripercussioni significative.

Divorziare è doloroso... anche per le finanze

Il regime dei beni disciplina la situazione finanziaria dei coniugi durante il matrimonio e la divisione dei valori patrimoniali in caso di scioglimento del matrimonio per divorzio o morte. In assenza di regolamentazione speciale prevista da una convenzione matrimoniale, si applicano le regolamentazioni del regime dei beni ordinario, ossia la partecipazione agli acquisti.

Domande frequenti sul matrimonio

Avete domande sulla modifica del vostro stato civile?